mercoledì 30 dicembre 2015

Villa dei Quintili: la più grande del suburbio romano


Passeggiare lungo l'antico tracciato dell'Appia Antica e vedere, ad un certo punto, grandi strutture che rimandano immediatamente ad un'epoca passata, in cui ricche famiglie volevano stare nella pace dei sensi costruendosi enormi villa laddove, una volta, non c'era nient'altro che campagna e tranquillità. Un sogno ad occhi aperti? No, bensì un modo di pensare tipicamente romano, ed i Quintili non facevano certo eccezione!
Ninfeo - Villa dei Quintili
L'ingresso si trova su Via Appia Nuova, ed attualmente è gratuito. Si entra, e subito si coglie l'impatto di ciò che significava per l'antico, e nobile, romano la realizzazione di una villa di campagna. Se noi oggi amiamo tanto le ferie e rifugiarsi nelle nostre seconde case di villeggiatura, lo dobbiamo a uomini come i Quintili, che amavano tuffarsi anima e corpo nel lavoro quanto in una realtà in cui potessero riposare e nutrire lo spirito immersi nella natura e nell'arte. Il complesso della villa risale all'età adrianea, e dopo pochissimi anni tutto il terreno fu acquistato dai fratelli Quintili, ricchissimi protagonisti dell'aristocrazia romana dell'epoca. Più si era ricchi, e più si tentava di far vedere agli altri esseri umani la propria ricchezza. Per tale ragione i Quintili, potenti e soprattutto possessori grandi somme di denaro e di influenti amicizie, ampliarono di molto le strutture della villa, arrivando a realizzare diversi ambienti architettonici, tra cui le enormi aule absidate del Frigidarium, del Calidarium e del Tepidarium, i luoghi più comuni di un sistema termale, gli ambienti di rappresentanza e quelli per la servitù, senza contare il teatro marittimo ed il ninfeo. 

Come ogni villa di campagna che si rispetti, e considerando che questa è la più grande del suburbio romano, i Quintili non badarono a spese per costruire qualcosa di eccezionalmente grande e complesso: terme, stanze lussuose con tanto di mosaici ed affreschi, sale per gli ospiti e per i proprietari, addirittura un acquedotto tutto loro, facendosi realizzare privatamente un nuovo ramo dell'Acquedotto Claudio (quelle arcate che si vedono percorrendo la Via Appia). Di certo non mancavano di amicizie nelle alte sfere...
Acquedotto - Villa dei Quintili
Per concludere, torniamo all'inizio della visita, in cui si deve passare attraverso un Antiquarium, una specie di piccolo museo in cui sono raccolte alcune delle testimonianze archeologiche ritrovate durante gli ultimi scavi (i quali, comunque, furono effettuati anche nei secoli scorsi). Un modo come un altro per cominciare ad entrare, a pieno titolo, nell'opulento mondo del ricco romano, cittadino di Roma e capace di cose davvero magnifiche. Peccato però che i Quintili, oltre ad avere amicizie altolocate, si fecero anche alcuni nemici, tra cui il più temibile di tutti: l'Imperatore. E se consideriamo che all'epoca il trono lo occupava Commodo, il quale aveva sempre voglia di prendersi nuovi terreni a scapito dei senatori o dei nobili, ecco che possiamo capire perché i Quintili si godettero poco i loro sforzi finanziari. Furono uccisi e giustiziati. Triste fine per chi pensava di passare la vita in totale "otium"...

lunedì 28 dicembre 2015

Il Ponte Farnese: un arco privato

Se passate per Via Giulia, la prima "via recta" di Roma, progettata per volere di Papa Giulio II, non potrete non notare questo arco, dall'aspetto anonimo, ma in realtà importante per capire come si presentava la Roma di fine '500 ed inizio '600.

Piccola premessa su Via Giulia, che parte all'altezza di Ponte Sisto per terminare nella Basilica di San Giovanni dei Fiorentini. Una via che faceva parte di un grandioso progetto urbanistico del pontefice Giulio II Della Rovere, che nel solco dei papi precedenti, voleva dare a Roma un aspetto meno medievale e più moderno per l'epoca. Il progetto papale, sebbene in parte portato a termine, non fu mai completato. Ma Via Giulia è un esempio perfetto di come si voleva ridurre a Roma i problemi relativi al sovraffollamento ed alle malattie, certamente favorite da quel caos di viuzze strette e tortuose, mai lastricate e molto pericolose che formavano il centro della Roma cinquecentesca. Giulio II, infatti, voleva realizzò anche un'altra "via recta", esattamente dall'altra parte del Tevere. Quell'altra strada, che portò un nuovo ordine cittadino ed urbanistico, è Via della Lungara.
Ma torniamo al nostro ponte. Perché è importante? Via Giulia passa immediatamente dietro Palazzo Farnese, il prototipo e modelli del palazzo rinascimentale romano, progettato da Antonio da Sangallo il Giovane (che ha griffato tantissime opere delle Roma dell'epoca) e completato da architetti del calibro di Giacomo della Porta, Vignola e, soprattutto, il grande Michelangelo. Ma i Farnese, essendo una delle famiglie più potenti della Roma del '500, in particolar modo grazie all'elezione al soglio di Pietro di un suo membro, Alessandro, con il nome di Paolo III, si arricchì tantissimo. Come da costume, mai superato probabilmente, questo nuovo status doveva essere festeggiato, in qualche modo. E quale scelta migliore se non costruire un bel palazzo gentilizio, capace di far impallidire per rigore costruttivo e ricchezza decorativa tutti gli altri? Così fu, ma i Farnese, come tanti altri, non si fermarono lì. Perché erigere un palazzo solo, se ne possiamo erigere uno per gli ospiti, uno per la servitù, e magari qualche altro edificio per ospitare le stalle ed altre stanze di servizio? Fu così che dietro l'attuale Palazzo Farnese fu realizzato una sorta di Palazzetto, affrescato da artisti famosi ed esperti come il Salviati, ad esempio, che serviva per dare riparo ai facoltosi ospiti che, di tanto in tanto, venivano a far visita alla nobile famiglia. Come avrete capito, il ponte serviva come collegamento tra i due palazzi. Questa moda di costruire qualcosa che sembrava più un vero e proprio quartiere di famiglia che un singolo edificio rappresentativo, fece scalpore (e non era neanche una vera novità nella Roma dei clan baronali che nel Medioevo resero insicura Roma arroccandosi nei loro palazzi-fortezza) e fu preso a modello da altri.

giovedì 24 dicembre 2015

La Colonna Traiana: cronaca di una guerra

La colonna marmorea che svetta nel cielo di Roma, laddove una volta sorgeva il monumentale e ricchissimo complesso del Foro di Traiano, un imperatore che con le sue gesta nei campi di battaglia si guadagnò il titolo di "optimus princeps". Un grandioso generale e politico, capace di decidere riforme sociali senza precedenti nella storia di Roma, che decise di immortalare la sua persona e le sue grandi conquiste con un monumento più unico che raro: una colonna marmorea il cui fusto è completamente circondato da rilievi che salgono, a spirale, per tutta la sua superficie. Rilievi che, una volta, dovevano essere policromi...
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Colonna Traiana
Alta 40 metri, la colonna racconta, nel vero senso della parola, la guerra contro il fiero popolo dei Daci (pressapoco abitanti dell'attuale territorio occupato dalla Romania), che da anni ormai dava molti problemi a Roma, spingendo lungo i confini. Traiano già una volta era uscito vittorioso dallo scontro con i Daci, ma non in maniera definitiva. Così, riordinato l'esercito e sempre in prima fila, l'abile condottiero, nonché già imperatore della "Caput Mundi", tornò sul terreno di battaglia, riuscendo infine a vincere la guerra e ad imprigionare il grande Decebalo, conosciuto ormai come ultimo re della Dacia.
I rilievi raccontano tutte le fasi della guerra, fasi che per i Romani erano molto ritualizzati, così da portare nei loro animi un senso di stabilità e conoscenza. E così, troviamo lungo il fusto della colonna scene di sacrifici, di cortei propiziatori, dell'adlocutio (quando il generale arringa il suo esercito), di assedi e tecniche di guerra, di strategie e battaglie, di sangue, feriti e morti. E poi vediamo il grande trionfo finale, condito dall'imprigionamento di Decebalo. Tutto realizzato con estrema finezza esecutoria, con una grande ricerca del dettaglio e del realismo. La figura del Barbaro poi, è spesso vista nell'atto penitente o impaurito, come si confaceva ad ogni nemico di Roma. Un modo per comunicare al mondo intero che non c'erano rivali per il grande Impero, e che tutti coloro che si fossero messi sulla sua strada facevano una brutta fine. 
Piccola curiosità finale. E' certo che il progettista ed il supervisore di tutto il progetto fu Apollodoro di Damasco, che Traiano ebbe modo di conoscere durante una sua campagna militare in oriente. Da anni, ormai, il geniale architetto, capace di coniugare lo stile orientale con quello latino, collaborava con l'optimus princeps. Ma a lui si affiancarono tante maestranze, ognuna specifica e peculiare. Così lavoravano fianco a fianco il maestro dei piedi con quello delle mani, il maestro dei soldati con quello dei barbari, oltre al maestro dell'imperatore, incaricato di raffigurare il sovrano dove era necessario. Un bel lavoro in team che Traiano stesso volle celebrare, oltre che per altre motivazioni, imponendo nel suo testamento l'inserimento delle sue ceneri (e quelle della moglie), nel basamento della colonna. Oltre che strumento di propaganda, dunque, anche tomba...

martedì 22 dicembre 2015

Cupola di San Tommaso da Villanova: il Bernini in provincia

Questa é la bellissima #cupola progettata nientepopodimeno che da #Bernini, per la chiesa di San Tommaso da Villanova, a #CastelGandolfo (uno dei Castelli Romani, a circa 30 km da #Roma). Il geniale artista ebbe la possibilità di lavorare in questo luogo molto vicino ai Papi, considerando il Palazzo Apostolico nato solo pochi anni prima e l'esclusività della zona, adiacente alle rive del Lago Albano.
In questa piccola chiesetta, che Bernini progettò con una pianta classicheggiante, il maestro apportò una novità architettonica: una cupola a costoloni che creano spicchi decorati a cassettoni (quelle forme geometriche esagonali che vedete tra quelle fasce architettoniche). Una profusione di dorature e stucchi che donano una leggerezza ed una bellezza impareggiabile.
Il tutto, abbellito da bassorilievi con immagini della Vergine! Insomma, se volete ammirare Bernini e la sua #arte, non vi limitate a Roma. In Provincia, soprattutto ai #CastelliRomani, si può trovare molto... (consiglio al volo, andate ad Ariccia, se volete vedere altre opere berniniane).

domenica 20 dicembre 2015

La Colonna della Flagellazione di Cristo

Una delle reliquie più curiose, e meno conosciute, di tutta Roma. Si tratta della Colonna della Flagellazione, là dove Gesù dovette subire una fustigazione pubblica ordinata da Ponzio Pilato il quale, tra l'altro, voleva cercare di tenere buoni i notabili ebrei. Non riuscì nel suo intento, poiché quest'ultimi e la popolazione tutta chiese, alla fine, a gran voce la condanna definitiva per Gesù, la sua morte. E Ponzio Pilato accettò.
Ma torniamo alla Colonna. Si trova in una nicchia situata nella parete destra della Cappella di San Zenone, la più bella di tutta la Basilica di Santa Prassede. Alta circa 36 centimetri, fu trasportata nel XIII secolo direttamente da Gerusalemme dal cardinale Giovanni Colonna, esponente di una delle famiglie più importanti di Roma, e per questo desideroso di entrare nelle grazie del Papa.
Una reliquia molto sentita da tutta la comunità cristiana, che spesso però passa sotto traccia, poiché praticamente sconosciuta. Bene, per tutti coloro che hanno fede, e non, che aspettate ad andarla a vedere?



venerdì 18 dicembre 2015

Quartiere Coppedé, il liberty e l'eclettismo di Roma

Il Quartiere Coppedè, nei pressi dell'Università La Sapienza. Case e palazzine interamente create dal progetto dell' architetto Gino Coppedè agli inizi del secolo scorso, caso più unico che raro. Passeggiare tra le sue viuzze, ammirando i tetti, i balconi e le mura decorate e dalle forme differenti, è una gioia per gli occhi. Per non parlare della Fontana delle Rane, forse l'attrazione più bella...


mercoledì 16 dicembre 2015

Basilica Santa Maria della Vittoria

La Chiesa di Santa Maria della Vittoria è sorta nei primi anni del Seicento per onorare al meglio un'immagine ritenuta propiziatoria della #Madonna . Da questa immagine, infatti, sarebbero partiti raggi luminosi che avrebbero messo in fuga l'esercito dei protestanti, che all'epoca combatteva, aspramente, contro l'esercito dei cristiani, nella famosa Guerra dei Trent'Anni. Oggi la chiesa è uno scrigno d'arte #barocca, realizzata grazie alle sapienti mani del Maderno e del Soria.
Ospita la celeberrima Estasi di Santa Teresa del #Bernini, un capolavoro assoluto, ma non solo: si possono vedere, anche, nella zona absidale le ultime opere del Domenichino a Roma. Per non parlare poi della fantastica cantoria (giratevi verso l'ingresso, una volta entrati, e guardate verso l'alto), uno degli esempi più belli e sontuoso del Barocco romano. #Roma #Rome 




lunedì 14 dicembre 2015

Cupola Sant'Ivo alla Sapienza. Borromini e la sua arte

 
Le cupole di Roma sono famose in tutto il mondo. Ce ne sono alcune, poi, che sono davvero particolari. La chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza ne è un esempio: realizzata dal Borromini, (un nome, una garanzia), a ridosso dell'edificio che per secoli ha ospitato l'università di Roma, deve la sua fama soprattutto alla lanterna soprastante a spirale. La cupola poi, come tutta la basilica, è un esempio perfetto di Barocco allo stato puro, di quel modo di intendere l'arte tipica del Borromini, capace di giocare con le curve e le forme geometriche, creando qualcosa di fantastico. La pianta ricorda quasi una stella, e questo indica le bravura dell'artista nel saper coniugare la ricerca estetica con quella statica. E poi, basta guardare questa foto, per capire il significato di Barocco e di bellezza...